L’eco-sistema della montagna attraverso la scultura animalista
La mostra presenta una selezione di oltre 30 preziose sculture in bronzo e legno dedicata agli animali che popolano le nostre Alpi.
All’origine di questa scelta sta la volontà di avere un approccio innovativo al tema della montagna, con un’attenzione anche alla sua dimensione culturale e ambientale.
“In Italia – sottolinea Panzetta, il più importante studioso italiano del genere – a partire dagli ultimi decenni del Settecento, forte della presenza di modelli di riferimento, l’attenzione per la raffigurazione animalista è tale che molti scultori iniziano a dedicarsi a questo genere artistico, coniugando la terribilità della scultura antica con la forza dei modelli cinquecenteschi. Da questo momento, il genere animalista nella scultura italiana è sempre presente e persistente“.
Ma non è solo l’Italia ad esprimersi nella scultura animalista ai massimi livelli. La Francia contende al nostro Paese la palma di culla di questo genere. E artisti di chiara fama sono anche di origine austriaca e tedesca.
Proprio alla Germania – ed in particolare alla regione della Foresta Nera – risale invece un gruppo di sculture in legno esposte in mostra, veri e propri capolavori dell’intaglio: la tradizione della lavorazione artigianale del legno trova infatti espressione, tra fine ‘800 ed inizi ‘900, proprio in animali selvatici quali orsi, cervi, stambecchi e caprioli. Insieme alle opere in bronzo già ricordate, queste sculture in legno contribuiscono a dare ulteriore valore aggiunto all’esposizione lecchese, ampliandone di fatto al contempo il pubblico di destinatari anche ad una fascia di piccoli visitatori che non mancheranno di soffermarsi davanti alle vetrine in mostra per ammirare da vicino le magnifiche riproduzioni di molti tra i protagonisti della fauna nelle nostre montagne.